Affonda le radici secolari accanto al lago
l’antico tronco con le sue contorte fronde:
giocano le foglie, esposte al vento e al sole
spargendo al suolo un’ombra mossa e lieve.
Giovani linfe scorrono nei rami: spicca
in contrasto alla corteccia antica e scura
fra ruga e ruga, un piccolo germoglio
a rimarcare il solco d’un’altra primavera.
D’accanto una panca, in sasso di Moltrasio (*)
ammicca e accoglie, a ritemprante sosta…
Sciaborda lento il lago, oltre il muretto:
all’ampio e azzurro panorama invita.
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© Luciana
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*(n.d.r.) – il sasso di Moltrasio, o pietra moltrasina è tipico delle zone lariane. Un tempo erano attive svariate cave, particolarmente fra Carate e Moltrasio. Moltissimi monumenti della zona vennero infatti costruiti utilizzando questo materiale. Fra essi, anche il Duomo di Como. Il materiale, dopo l’estrazione veniva sgrezzato e poi trasportato dapprima con l’utilizzo delle ‘cadule’ (sorta di grosse slitte di legno) e poi via lago, sui “comballi“, grosse imbarcazioni tipiche locali a vela, utilizzate per i trasporti più pesanti.
Interessante e rimarchevole è anche la storia degli scalpellini locali,
i “pica-preda“, veri maestri d’arte dei tempi remoti.
(per ulteriori interessanti informazioni, cliccare su “sasso di Moltrasio” e “comballi”)
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“fra ruga e ruga”, la forza della vita. Che voglia di sedermi su quella panchina… Qui in studio fa caldo e mi servirebbe un po’ di quella breva.
domenica scorsa mi sono divertita a pedalare un po’ sulle rive del lago, da Como oltre Moltrasio e Laglio… (qua e là, una piccola sosta rigenerante ci voleva…!)
E’ che a volte si sta così bene lì, accovacciati sulla sponda del lago, ad aspettare che arrivi l’agognata breva, in modo da poter valicare quel muricciolo e farsi trasportare verso altri lidi
già…e si “viaggia” non necessariamente con barca a remi o a motore, nè con una vela: basta anche soltanto il pensiero…
…per tentare di colmare quel vuoto esistenziale che aleggia.
Però a volte neanche i peregrinaggi mentali aiutano a rendere “più leggere” quelle acque che si frappongono alla realtà vera delle cose.
potenza “amniotica” delle acque di lago…o terapia delle onde?
mah…io direi decisamente la prima: circa le spinte regressive del Lac credo non vi sia alcun dubbio. Che tutto quanto poi abbia dei poteri curativi…ti saprò dire! Potrebbe essere un esperimento interessante . . .
Esperimento dagli esiti certamente positivi (e ripetuti) per quanto mi concerne:
“Come bevesse acqua di fonte/
corre lo sguardo all’acqua, al lago,/
al filo d’orizzonte – in disinvolte/
armonie di sponde s’insinua/
e gioca – svolge ed intreccia/
ideali passi, immaginari percorsi./
Si scioglie, fra piccole onde,/
il tramestìo dei miei pensieri/”
© Luciana
gli alberi .. quella loro capacità di unire terra e cielo.
gli alberi sul lago, poi, hanno la potenza energetica dei simboli naturali
ricordo abche quello a trenezzo, vicino a villa carlotta
“unione slanciata, fra terra e cielo”, dici bene Paolo…ed anche unione al nostro remoto, anello per anello, intrecciando presente e storia: gli alberi sono sentinelle e testimonianze che accompagnano il tempo che scorre, sopravvivendo ad altre vite…