9 pensieri su “Epifania 2009 – (Nevica, a Como)”

  1. È stato il regalo che mi ha portato la Befana (i vecchi qui mi raccontano però dei Magi attesi nella notte con i cammelli…)

    Ho visto le splendide fotografie: è il mio programma per il pomeriggio, armato di Nikon, berretto, sciarpa, giacca a vento e scarponi pesanti. E naturalmente il pane per i cigni…

  2. E’ stato divertente stamattina uscire prestissimo, mentre la città ancora dormiva, per seguirne il lento risveglio, ovattato tra i fiocchi…
    (La neve, come l’epifanìa, fa ritornare bambini!)
    Buon pomeriggio e buona escursione fotografica, Daniele… passerò sicuramente a a vedere le tue foto su “canto delle sirene”!

  3. è sempre bello leggere le tue impressioni in poesia. tanto più quento la giornata di ieri è stata davvero straordinaria.
    mi permetto di scrivere anche qui i nostri quattro passi per attraversare questo anno che tutti continuano a classificare come fra i più difficili, dopo la crisi del secondo novecento:
    Dicevamo l’anno scorso: “E’ difficile avere certezze sul passato. Figuriamoci sul futuro, anche se prossimo”

    Forse, del tutto inconsciamente, eravamo i parlanti di una profezia.

    Dicono che il tempo che viene sarà difficile: non ci sono teorie economiche, sociali e politiche in grado di indicare con sicurezza i passi da fare. Tutte le grandi ideologie hanno fallito: e forse questo è l’unico valore rintracciabile nel terribilis 2008 che sta scompaginando la terra.

    Tuttavia, dentro ciascuno di noi, sentiamo un sussurro: … occorre continuare a vivere …

    Sopravvivere.

    Anche nel deserto del passo dopo passo dentro un ambiente ostile, qualche attrezzo già sperimentato si farà utile.

    Cominciamo con la disposizione d’animo

    Sostiene Arthur Schopenhauer che “la vita è un compito da elaborare”, e che “per andare per il mondo è necessario equipaggiarci di una gran riserva di cautela e di indulgenza: quella protegge da danni e perdite, questa da liti e da brighe”. Ma in altre pagine è ancora più preciso e sembra parlarci al presente: “hanno diritto di preoccuparci soltanto i mali futuri di cui sappiamo per certo che verranno e quando verranno. Saranno però ben pochi; perché i mali sono o soltanto possibili (o tutt’al più probabili), o sono sicuri, ma è del tutto incerto il momento in cui ci colpiranno. Se ci si lascia prendere la mano dagli uni o dagli altri non si avrà più un momento di pace. Così, per non privarci di ogni tranquillità a causa di mali incerti o indefiniti, dobbiamo abituarci a pensare agli uni come se non dovessero venire mai, e agli altri come se non dovessero, comunque, venire tanto presto”.

    Poi facciamo affidamento sulla nostra capacità di pensare

    Sostiene Julian Biaggini:

    Ci sono tre cose necessarie perché l’io continui a vivere. La prima è la continuità corporea, cioè il fatto che il corpo continui a funzionare. La seconda è la continuità psicologica che si appoggia sulla continuità della coscienza, dei pensieri, delle idee, dei ricordi, dei progetti, delle convinzioni. La terza condizione è la presenza di una qualche parte immateriale della persona. Quell’oggetto intangibile che molti chiamano “anima” (pur dando a questa parola significati diversi). Delle tre, la seconda è quella che possiamo elaborare con i nostri mezzi. “Penso dunque sono” riflette la verità che siamo la somma di ciò che pensiamo, sentiamo, crediamo, desideriamo. E se qualcuno, magari non è d’accordo si faccia questa domanda: “che cos’è questo “tu” che non è d’accordo?”

    Ancora: disponiamoci a fare qualcosa di adatto al buio

    Sostiene Carl Gustav Jung che “noi non possediamo il presente ma vi entriamo lentamente crescendo” e che “calando il meriggio dell’esistenza, ciò che occorre è semplificazione, limitazione e interiorizzazione, ossia cultura individuale”.

    Si tratta anche di fare cose semplici, con atteggiamento consapevole ed attento:

    “Se dovessi vivere in un paese straniero, mi cercherei una o più persone che mi paiano amabili e mi renderei loro utile, perché mi pervenisse dall’esterno una certa libido, anche se in una forma un po’ primitiva, come potrebbe essere lo scodinzolio di un cane. Terrei a casa animali e piante per procurarmi la gioia di vederli crescere. Mi circonderei di cose belle, di oggetti, colori, suoni. Gusterei le gioie della tavola. Non esiterei, quando l’oscurità si facesse più fitta, a spingermi sino alle radici più profonde, finché nel dolore stesso non si faccia strada una luce, perché in excessu affectus la natura stessa si tramuta nel contrario“.

    Infine: fidiamoci delle buone tradizioni

    Sostiene Enzo Bianchi che ci sono quattro comandi di origine contadina capaci di edificare un’etica laica:

    Fa’ el to duvèr, cherpa ma và avanti. Che è una specie di traduzione dell’imperativo categorico kantiano: fare il proprio dovere a costo di crepare è il fondamento dell’etica individuale.

    Esagerùma nenta!. Non esageriamo.

    L’è questiun ‘d nen piessla. Si tratta di non prendersela. La vita era dura, sovente grama, le disavventure più frequenti di oggi e non coperte da previdenze ed assicurazioni. Allora si poteva solo “non prendersela”, attenuare il dolore, cercare di fermare la sofferenza, allargare lo sguardo al di là del male che aveva colpito, e reagire per continuare a vivere senza farsi paralizzare dalle disgrazie.

    Mes-ciùma nenta el robi. “Non mescoliamo le cose”. Ogni evento, esperienza, vissuto ha il suo genere ed il suo ordine.

    Insomma: quattro passi per attraversare l’anno.

    Buon cammino nel 2009

    Le citazioni sono state riprese e talvolta rielaborate da questi testi:

    Arthur Schopenhauer, Anni e errori, Acquaviva Edizioni, 2001, pagg. 17 e 37

    Arthur Schopenhauer, Aforismi per una vita saggia, Rizzoli Bur, 1993, p. 168

    Julian Biaggini, Jeremy Stangroom, Pensi quello che pensi di pensare? (2006), Cairoeditore, 2008, pagg. 168-169, 173

    Opere di Carl Gustav Jung a cura di Luigi Aurigemma, Vol. 10, Bollati Boringhieri, p. 49

    Opere di Carl Gustav Jung a cura di Luigi Aurigemma, Vol. 8, Bollati Boringhieri, p. 70

    Carl G. Jung, Esperienza e mistero. 100 Lettere, a cura di Aniela Jaffé (1975), Boringhieri, 1982, p. 149-150

    Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, 2008, p. 9-13

    amalteo.splinder.com

  4. Il più originale augurio che mi sia capitato di leggere in quest’esordio di 2009 sono questi tuoi “quattro passi” filosofici, Paolo.
    Interessanti e saggi, da centellinarsi davvero riga per riga… e di cui far tesoro.

    Buon anno anche a te, Paolo (detto così, con molta semplicità… ma sentitamente!).

  5. Il più originale augurio che mi sia capitato di leggere in quest’esordio di 2009 sono questi tuoi “quattro passi” filosofici, Paolo.
    Interessanti e saggi, da centellinarsi davvero riga per riga… e di cui far tesoro.

    Buon anno anche a te, Paolo (detto così, con molta semplicità… ma sentitamente!).

  6. Orme dei passeri lievi: bellissimo.
    Io calpesto quelle del gatto che è arrivato alla ricerca di cibo. Meno poetico? Forse. Paola

  7. buon anno di cuore a te, Paola – ed anche al miciottone: meno male che ha trovato una ‘mamma adottiva’ che lo foraggia! (Con la neve e con questo freddo polare certo non è facile trovare un ricovero e del cibo, per gli animaletti senza casa…)

  8. I complimenti spontanei fanno sempre piacere: grazie!
    Ho visitato il tuo blog e, affascinata dalle tue splendide fotografie lariane, ti ho subito linkato, qui in ‘comoinpoesia’ ed anche su ‘larioinpoesia’

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