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(riproduzione della copertina della Guida al Museo)
Memorie del tempo ed orgoglio lariano,
fotografie di anni lontani: ricordi e immagini
di antichi lavori, storici marchi e tradizioni.
In tante famiglie, opifici e filande,
fra macchinari e mani stanche, viveva
operosa in fatiche e canti(*)la “seta di Como”.
Di sala in sala, si dipana ed appare
di tecniche e metodi l’evoluzione:
orditi e magìe, della produzione.
Foglie di gelso e tranciatrici,
lettiere e ‘boschi’ di ravizzone
bombyx in bozzoli, bachi e crisalidi,
fili sottili ritorti e in matasse,
avvolti in trecce, filati e poi tinti,
rocchetti e fusi, subbi e ingranaggi;
telai e pettini, cartoni à jacquard
e poi il torcimetro, il dinamometro,
pese e bisacce, bilancini, bilance…
e il seriplano (che dà titolo e grado)
e la tintura (in filo o in corda)
con la pirola, o la vasca a barca;
fotoincisioni con rulli cromati,
tamponi e planches, cucina-colori;
caldaie e stampe: a quadro, a cilindro;
disegni e lucidi, colori e varianti,
plissettature, marezzature,
rifiniture assai ricercate…
e la pregiata seta…nasceva.
© Luciana
(*) sarebbe troppo lungo dettagliare il significato di ogni singolo termine tecnico utilizzato – mi permetto perciò di consigliare vivamente la visita al Museo Didattico della Seta – (Via Castelnuovo 9 – tel. 031.303.180):
una vera miniera di scoperte.
Una curiosità: l’enciclopedia “Wikipedia” propone una pagina dove è possibile leggere i testi di molti dei
canti tradizionali delle operaie “filandere”
A Monticello di Cassina Rizzardi (Via Monte Grappa 10), da maggio a settembre è invece possibile visitare il Centro di Gelsibachicoltura (prenotazione 031.880405; 031.541335) in cui si può scoprire il ciclo di produzione della seta naturale, dalla nascita del baco alla formazione del bozzolo.
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Ho visitato un paio di volte il Museo della Seta Abegg di Garlate (ora chiuso per ristrutturazione): entrare è dare una forma a tanti discorsi sentiti da mia nonna, che da ragazza aveva lavorato un paio d'anni con i "cavallée" (i bachi) in una filanda. Sono tradizioni che devono essere insegnate e tramandate (il mio pallino che chi non conosce il passato non capirà mai niente del futuro). E bene fa questo Museo e bene fai tu, Luciana, a pubblicizzarlo.
In effetti Daniele, anch'io avevo tentato qualche mese fa una visita al museo di Garlate, trovandolo purtroppo chiuso (Spero di potermi rifare, alla prima occasione)
Nella mia famiglia nessuno è mai stato direttamente coinvolto nell'attività serica, eppure essendo lariana io sento di non poter proprio prescindere dall'avvertirne anche personalmente il forte legame di tradizione e simbiosi al territorio locale.
Ritmi e riti di vite trascorse ed ormai scomparse, ma che non possiamo nè dobbiamo assolutamente dimenticare. Sono parte anche di noi…!
come promemoria e per chi vi fosse interessato, specifico l'indirizzo web del Museo Abegg:
http://www.museosetagarlate.it
Il Museo Abegg doveva rimanere chiuso solo per il 2008, ma ancora è chiuso – si sa in Italia come funzionano certi lavori… Sembra che ora finalmente la ristrutturazione sia terminata e che entro l'anno la struttura riaprirà i battenti.
grazie Daniele, per l'utilissima indicazione (peraltro, sul sito mi pare non ve ne sia traccia).
Beh, allora…non resta che attendere!