.
Dal 27 marzo al 25 luglio , a COMO:
“RUBENS E I FIAMMINGHI“.
Una superba celebrazione del Barocco che vede nuovamente e per il settimo anno consecutivo protagonista l’affascinante VILLA OLMO di Como quale polo internazionale della cultura e dell’arte.
La mostra più importante dedicata in Italia a Pieter Paul Rubens negli ultimi vent’anni., curata da Sergio Gaddi e Renate Trnek.
Il percorso di visita si snoda attraversando nove sale della Villa e permette di conoscere da vicino i temi caratteristici della pittura di Rubens, come i soggetti sacri ed i riferimenti alla storia e al mito, con l’esposizione di 25 capolavori provenienti dalla Gemäldegalerie dell’Accademia di Belle Arti, dal Liechtenstein Museum e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Accompagnano i dipinti del maestro di A
nversa 40 opere di pittori fiamminghi del Seicento tra i quali Anton Van Dyck, Jacob Jordaens, Gaspar de Crayer, Pieter Boel, Cornelis de Vos, Theodor Thulden.
“La Madonna della Valicella” adorata dagli Angeli, del 1608 la commessa di maggior prestigio che l’artista ricevette in Italia: due modelli per le pale d’altare della Chiesa dei Gesuiti a Genova e di Santa Maria della Vallicella a Roma.
“Borea rapisce Orizia” (1615), vigoroso capolavoro ed immagine guida della mostra rubensiana di Como. Il tema del dipinto è tratto dal racconto di Ovidio. Il dio del gelo e del burrascoso vento del Nord, Boreas, figlio del titano Astreo e di Aurora, rapisce la principessa ateniese Orizia; il suo aspetto è quello di un vecchio severo, alato, con la veste fluttuante. Rubens fonde i due corpi in un avvolgente e fluttuante abbraccio, catturando il momento di transizione che dalla paura e violenza del rapimento conduce a un’estasi di amore e fantasia.
Le “Tre Grazie” (1620-1624) sono il vero manifesto dell’ideale bellezza femminile del tempo. Rubens dipinse il motivo delle Tre Grazie diverse volte, come soggetto singolo o inserito in un contesto più ampio. In questo caso, i tre personaggi femminili sono impersonati nelle figure delle dee greche delle stagioni, vestite solo di un leggerissimo velo, che reggono un cesto di fiori, donando loro uno straordinario movimento circolare e un naturale ed elegante intreccio di braccia e di mani. Sappiamo che le figure sono di Rubens e che i fiori ed il paesaggio appartengono a Brueghel.
“Il satiro sognante“, è un imponente dipinto da non mancare assolutamente: una delle opere più insolite del maestro fiammingo, realizzata tra il 1610 e il 1612 poco dopo il suo ritorno in Italia, colpisce, oltre che per la sua allegorica sensualità, per l’architettura della composizione che contrappone il gruppo composto da Bacco, dal satiro ubriaco e dalla Menade, a una traboccante natura morta, composta da un prezioso vasellame dorato e da una ricca serie di calici e coppe.
La mostra di Villa Olmo propone inoltre 40 tele realizzate da pittori fiamminghi della cerchia di Rubens(tra i quali Anton Van Dyck, Jacob Jordaens, Gaspar de Crayer, Pieter Boel, Cornelis de Vos, Theodor Thulden).
Di Anton Van Dyck, amico del maestro e certamente l’allievo di maggior talento – sono presenti, tra gli altri, il famoso “Autoritratto giovanile” (dipinto a soli 15 anni!) e lo splendido “Ritratto in armi del giovane principe” e la tavola ad olio “L’Assunzione della Vergine“.
Spiccano, per particolare pregio e minuzia del dettaglio, le nature morte di Pieter Boel, Jan Fyt e Jan De Heem in cui è possibile incontrare quella commistione di naturalismo, esotismo e artificialità tipica delle raccolte nobiliari delle kunstkammern tanto di moda nei Paesi Bassi del XVII secolo.
Per tutti i dettagli e le INFORMAZIONI, click: “GRANDI MOSTRE.IT“
.