fotografie: Franco A. Cavalleri
Si sveglia lenta, la domenica:
pochi suoni pigri, d’intorno…
E l’’alba si ripete ancora nuova:
ha primi passi e primi suoni
in echi, fra i quartieri antichi.
Due ruote a pedalare, lente
regalano immagini assonnate
di persiane ancora chiuse.
La cupola del Duomo, verde,
accende i suoi riflessi di colore
stagliandoli netti e vividi nel cielo.
L’ incedere d’una donna e un cane
fra le vetrine ancora chiuse, risveglia
l’acciottolato di Piazza San Fedele…
Raggiungo il lago: le pacate onde
attendono il sole, fra i gabbiani.
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© Luciana
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Che meraviglia questa poesia e anche la foto. Invidio la tua vita vicino al lago.
Le città deserte della notte, dell'alba o di certi giorni d'estate hanno davvero un fascino particolare. Riservano sorprese per noi soli, come se ci prendessero da parte e ci volessero parlare.
Già, Daniele…dici bene… secondo me, parlano davvero: in questi momenti irripetibili, voci e ricordi ritornano alla mente e la nostra fantasia rianima le strade ed i vicoli silenziosi e solitari, concedendosi il flebile e fugace sogno d'un attimo in cui ritrovare integri i profumi e gli affetti del passato…
Paola… se un giorno volessi passare da Como…mi farebbe molto piacere "presentarti" la voce ed i colori del "mio lago"…
Grazie, mia cara. Non è detto che non lo faccia. vedremo. Un abbraccio.
l'estate, sarebbe un'ottima motivazione…eheh…
(ma anche la primavera – e l'autunno – e l'inverno! Il lago è "fotogenico" e bellissimo in tutte le stagioni…ciaooo
…ed il porfido calpestato fa risuonare un'eco lontana, che invece di riverberarsi armoniosamente, si disperde in una molteplicità di dissonanze involontarie
…echi di lago…ed echi di città…