In Cattedrale

fotografia: Franco A. Cavalleri

Percorro l’antico interno della Cattedrale.
Ampia, slanciata, maestosa, altera:
vetrate variopinte e gotiche volute,
leggiadre vastità, solenni e fiere.
A passi lenti, risalgo le navate.

(Echeggiarono con me altri passi:
io ne conservo orme indelebili, nel cuore.)

Osservo una candela tra le tante, in prima fila:
arde vivida e sommessa, esalando anche i ricordi.
Fiamme diffuse in solenne levità:
un fuggitivo, flebile istante solo mio che si svapora,
salendo in esili volute, alte nel cielo.

(Mi rivedo qui bambina, a mani giunte, in trecce;
il sacerdote – di spalle – recita in latino.
Accanto a me, mio padre: tace e prega)

Coro e transetto, la cupola dorata di Juvara, l’organo, l’Altar Maggiore…/
tra voci sommesse – in prece – il lieve moto frusciante, dei fedeli:/
una preghiera assorta, ai miei passi s’accompagna
mentre ammiro l’arte composta e forte dei Rodari,
le armoniche tele del Ferrari, la grazia ideale e dolce del Luini.

Tutto m’appare così immobile, ieratico e invariato:
voce costante e forte che permane, fra ciò che muta e trascolora./

Coltivo il tempo – e il tempo mi pervade.
Mi soffermo. Una sedia cigola, echeggiando.

Raccolgo la mia anima, esco. In silenzio.
Il mio Natale è ancora qui… fra queste mura.
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© Luciana

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